Ideare e progettare i nuovi bisogni della comunità attraverso lo sport

Il Direttore della Scuola di Management Pastorale Giulio Carpi è intervenuto nel corso del convegno “Sport for Joy: educare nello e con lo sport” tenutosi a Cava dei Tirreni lo scorso 26 Ottobre

Cava dei Tirreni (SA) – Si è tenuto il 26 Ottobre, presso il centro Pastorale Parrocchia sant’Alfonso di Cava de’ Tirreni il primo convegno regionale “Sport for Joy: educare nello e con lo sport” organizzato dalla Conferenza Episcopale Campana dal delegato Mons. Orazio Soricelli: l’incontro ha presentato il progetto di cultura pastorale dello sport fortemente voluto da don Gionatan De Marco – Direttore dell’Ufficio Nazionale Tempo Libero, Turismo e Sport –  che si è posto l’obiettivo di accompagnare la comunità cristiana, le associazioni e società sportive, le famiglie e il mondo della scuola a guardare lo sport come linguaggio per educare alla vita gioiosa, volto della vita buona del Vangelo.

Si tratta di un percorso formativo che sposa pienamente l’idea secondo la quale “educare da soli è perdere in partenza”: si rende pertanto necessaria una sempre maggiore interazione tra tutti i soggetti che concorrono nell’educazione dei ragazzi. Questo profondo bisogno di interconnessione tra gruppi sportivi parrocchiali, oratori, associazioni sportive, scuole e famiglie necessità di una profonda ed oculata riorganizzazione dei bisogni della comunità ed è in questo contesto che la scuola di Management Pastorale si muove da anni promuovendo un ascolto attivo ed attento degli attori che compongono la rete educativa dei ragazzi e non solo. 

Nel corso dell’evento si sono alternati diversi relatori e testimoni i quali hanno analizzato l’importanza dell’interazione che deve esistere tra i protagonisti dell’educazione partendo sempre dalla centralità dello sport.

Nel proprio intervento dal titolo “Lo Sport come nodo vitale della rete educativa” il Direttore della Scuola Internazionale di Management Pastorale Giulio Carpi ha evidenziato come sia tempo di rileggere creativamente, con discernimento ma senza timidezze o reverenziali timori, il rapporto tra sport e pastorale. Ha inoltre sostenuto come sia tempo di passare da un approccio di pastorale dello sport ‘teso a dare risposte a partire dai problemi’ ad uno stile di pastorale sportiva generato da una visione dello sport quale opportunità feconda e aperto alle domande di senso.   

L’enorme importanza che il fenomeno sportivo riveste nella società e cultura contemporanea e le nuove sfide che l’epoca postmoderna, liquida e digitalizzata, pongono alla evangelizzazione (e dunque alla pastorale) portano ad interrogarsi non solo sul ‘come’ e il ‘cosa’ ma soprattutto sul ‘perché’ ricercare un legame fertile e rispettoso ad un tempo, tra mondo sportivo e azione pastorale.

“Una gioiosa esperienza sportiva richiede una condivisione di responsabilità che impedisca un percorso solo per “addetti ai lavori”; che non si chiuda nella ricerca della formazione tecnica (indispensabile) ma che si espanda anche in quella pedagogica, educativa, etica e infine pastorale. Nessuna associazione e nessun soggetto da solo può fare tutto questo; la presenza di tutta la comunità è l’unica strada che possa garantire un percorso vincente anche in ottica di pastorale integrata.  Una comunità che coinvolge soprattutto la famiglia, vera prima scuola di vita gioiosa!”