Quarta Edizione di Roma

La cultura dell'incontro nel nuovo scenario digitale

Sono molte le sfide pastorali che oggi richiedono alle comunità ecclesiali, e non solo, un cambiamento radicale. Per annunciare con profondità e attualità il Vangelo, i cristiani sono chiamati ad interrogarsi sul volto che avrà la Chiesa del futuro, per continuare a proclamare il suo messaggio di amore nonostante i profondi mutamenti sociali che contraddistinguono il nostro tempo.

Una delle principali sfide è data dalla cultura digitale in cui siamo totalmente immersi: il nuovo scenario tecnologico ci offre un numero illimitato di possibilità comunicative ma, al tempo stesso, richiede una profonda trasformazione del nostro modo di “essere comunità” che annuncia e vive la fede. I nuovi media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi.

“Siamo chiamati a riflettere sulla società mediale e come essa possa esprimersi in piena umanità”. 

Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la comunicazione (SpC) della Santa Sede,  durante la 64a assemblea nazionale dell’Usmi

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    Cogliere nuove opportunità pastorali

    “Pensare di elaborare un piano formativo senza tener conto della cultura digitale e della pervasività dei media significherebbe, in realtà, non avere presenti le persone a cui ci rivolgiamo, che abitano il mondo 2.0, anzi vi sono nate”.  

    “I media hanno conquistato la nostra esistenza quotidiana, ne scandiscono i ritmi, ne sono diventati, in qualche misura, l’architettura portante e la categoria ermeneutica: sono i custodi delle chiavi dei nostri spazi e del nostro tempo. La loro presenza, certamente ci mette a disposizione funzioni e opportunità impensabili fino a pochi anni fa, anche se il prezzo da pagare è una modifica sostanziale dei lineamenti del nostro profilo , un elevato costo in termini di umanità”. 

    “La società e i media non sono da intendere più come due poli distinti e contrapposti, per i quali ci si può augurare un maggiore o minore dialogo, bensì rappresentano un unicum”. “La prospettiva, dunque, da cui ripartire è quella che valorizza l’aspetto primariamente antropologico e solo in seconda battuta quello tecnologico. Siamo chiamati, cioè, a riflettere sulla società mediale e come essa possa esprimersi in piena umanità”.

    Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la comunicazione (SpC) della Santa Sede,  durante la 64a assemblea nazionale dell’Usmi